giovedì 31 maggio 2018

5 giugno Giornata Mondiale dell'Ambiente: lotta alla plastica monouso. Come eliminare la plastica dalla cucina? Settimana 24 #SaveHumansThursday

Il 5 giugno verrà celebrata la Giornata Mondiale dell'Ambiente che quest'anno ha per tema "Lotta alla plastica monouso". La plastica rappresenta l'80% dei rifiuti marini ed ha effetti gravissimi sugli ecosistemi e sulla fauna, ma anche sulla salute dell'uomo. Molti degli additivi utilizzati per la produzione della plastica sono infatti interferenti endocrini, ovvero sostanze in grado di alterare l'equilibrio ormonale degli esseri viventi e della loro progenie. I possibili danni vanno dalle patologie riproduttive ad alcuni tipi di tumore. Come ridurre l'utilizzo di plastica in cucina al fine di tutelare l'ambiente e la nostra salute? Ecco il decalogo di #SaveHumansThursday.




By MichaelisScientists
La Giornata Mondiale dell'Ambiente, proclamata nel 1972 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, viene celebrata ogni anno il 5 giugno. Il tema scelto dall'ONU per il 2018 è attualissimo e urgente: "Lotta alla plastica monouso".

Su Ecobriciole ne abbiamo parlato qui e qui per la rubrica SaveHumansThursday.

Recentemente l'Unione Europea ha deciso di mettere al bando oggetti di plastica monouso come piatti, cannucce e cotton fioc entro il 2021. La legge dovrà essere approvata dal Parlamento e dai governi dei singoli Paesi entro il 2019 ed entrerà in vigore nei due anni successivi.


La produzione mondiale di plastica ammonta a 280 milioni di tonnellate l'anno. Gli oggetti in plastica, monouso e non, possono finire in discarica, essere inceneriti o riciclati. Il 4-10% della plastica prodotta ogni anno finisce negli oceani, circa 8 milioni di tonnellate, attraverso i fiumi, le acque reflue ma anche per l'abbandono di rifiuti nelle zone costiere e fluviali. E' stato stimato che la plastica costituisce il 60-80% dei rifiuti marini, in sostanza 5,25 trilioni di detriti di plastica del peso di 268.940 tonnellate galleggiano nel mare. Senza contare quelli che si trovano sui fondali o sulle spiagge. 
Negli oceani esistono 5 enormi isole di spazzatura poiché migliaia di tonnellate di frammenti di plastica si accumulano in corrispondenza dei 5 principali vortici subtropicali. 


I frammenti di plastica sono considerati abbastanza stabili e altamente resistenti, potenzialmente durano da centinaia a migliaia di anni e il loro destino finale è ancora sconosciuto. 

By NOAA
La plastica in mare ha molti volti. Ciò che finisce in mare sotto forma di reti, sacchetti e bottiglie (solo per citare alcuni esempi) viene frammentato dall'azione di vento, onde e raggi ultravioletti in sfere, frammenti o fibre di piccole dimensioni definiti microplastiche (se di lunghezza inferiore a 0,5 cm) o nanoplastiche (se di lunghezza inferiore a un micron).

Gli oggetti di plastica di grosse dimensioni hanno effetti ben documentati su uccelli, pesci, tartarughe e mammiferi marini. Si va dal soffocamento a causa dell'ingestione a lesioni, anche mortali, dell'apparato digerente, intrappolamento nelle reti abbandonate, con conseguenti ferite mortali o morte per inedia, fino allo strangolamento

Le micro e nanoplastiche sono anche più subdole.

Questi microscopici frammenti, praticamente onnipresenti sui fondali, sulle spiagge e persino nei ghiacci artici, vengono ingeriti accidentalmente o scambiati per cibo dalla fauna marina. E in questo modo potrebbero entrare nella catena alimentare all'apice della quale troviamo anche l'uomo, con conseguenze ancora poco conosciute

Durante la produzione della plastica vengono, infatti, utilizzati additivi (plastificanti, antimicrobici, ritardanti di fiamma) che possono essere rilasciati in mare. Come se questo non bastasse, i frammenti di plastica sono in grado di adsorbire contaminanti organici persistenti (POPs), come i pesticidi o policlorobifenili (PCB), che vengono successivamente desorbiti, ovvero rilasciati. I POPs sono sostanze chimiche tossiche difficilmente degradabili e bioaccumulative che, dopo il loro rilascio, si diffondono attraverso l'aria, l'acqua e la catena alimentare.

Di certo una delle preoccupazioni riguarda le elevate concentrazioni di contaminanti organici persistenti assorbiti e poi rilasciati dalle microplastiche (i policlorobifenili PCB, ad esempio), ma anche la presenza, tra gli altri, di bisfenolo A, un additivo utilizzato durante la sintesi di materie plastiche. Alcuni studi indicano infatti che le microplastiche, dopo l'ingestione attraverso il cibo, possono essere trasferite nei tessuti.

Nella letteratura scientifica sono noti i potenziali rischi tossicologici associati all'esposizione a queste sostanze sia attraverso la plastica monouso che entra in contatto con gli alimenti (nel caso degli additivi) si attraverso quella dispersa nell'ambiente che entra nella catena alimentare (nel caso degli additivi e dei contaminanti organici persistenti).

Alcune di queste sostanze sono infatti interferenti endocrini, ovvero un ampio ed eterogeneo gruppo di sostanze in grado di alterare l'equilibrio ormonale degli esseri viventi e della loro progenie, umani inclusi. I possibili danni vanno dalle patologie riproduttive (infertilità, endometriosi, abortività,..), ai disturbi comportamentali nell'infanzia, probabilmente diabete e alcuni tipi di tumore (come testicolo e mammella).  Anche piccole dosi di interferenti endocrini provenienti dall'ambiente e dagli alimenti potrebbero sommarsi ed indurre un effetto tossico. 


Alcuni esempi:


  • Bisfenolo A: una sostanza con effetti estrogenici e capace di alterare la funzione della tiroide e dei sistemi riproduttivo, nervoso e immunitario. L'Italia, ad esempio, ha accolto la direttiva europea che riguarda il divieto di utilizzarlo nei biberon in policarbonato. Il bisfenolo A è infatti utilizzato per produrre il policarbonato (parliamo di materiali in plastica dura come, ad esempio, i contenitori per alimenti ma è presente anche nelle lattine per alimenti in metallo, plastiche per avvolgere gli alimenti). Piccole quantità di questo composto possono passare nei cibi, ad esempio durante l'esposizione al sole delle bottiglie in plastica. La tossicità nell'adulto sembrerebbe modesta, ma feti e neonati potrebbero essere molto più vulnerabili. La preoccupazione dei consumatori ha indotto molte aziende a sostituirlo con fluorene-9-bisfenolo che, sulla base di recenti studi, è in grado di legarsi ai recettori degli estrogeni, bloccando la loro attività;
  • Ftalati: tra i rischi associati quelli dell'aumento delle patologie riproduttive (infertilità, endometriosi, aborti, diminuzione della qualità del seme umano) e alterazione del metabolismo dei grassi nel fegato.  Sono dei plastificanti che si possono trovare in contenitori quali bottiglie usa e getta, pellicole o vassoi. 
  • Nonilfenolo: estremamente tossico per la vita acquatica, interferente endocrino nei pesci; preoccupazione rispetto alla tossicità per la riproduzione e lo sviluppo in fauna ed esseri umani;
  • Polibrominato difenile: ritardante di fiamma che si accumulano nei tessuti grassi degli organismi ed è pertanto considerato inquinante organico persistente. Interferente endocrino, soprattutto per quanto riguarda la funzione tiroidea; preoccupazione per gli effetti sullo sviluppo neurologico, il comportamento e il sistema immunitario;
  • Policlorinato bifenile: tossico per sistema immunitario, riproduttivo e nervoso in molti animali; può causare danno epatico e alcuni tipi di tumore. 

L'uso di queste sostanze è naturalmente regolamentato, ma le normative si stanno evolvendo sulla base delle conoscenze scientifiche. 

Come ridurre l'utilizzo di plastica in cucina al fine di tutelare l'ambiente e la nostra salute?
Ecco il decalogo di #SaveHumansThursday:

  • Evitate di consumare bevande contenute nella plastica, prediligere il vetro;
  • Non riscaldate alimenti in contenitori di plastica  nel forno a microonde, il riscaldamento può favorire il rilascio di bisfenolo e agevolarne la migrazione nei cibi;
  • Non utilizzate contenitori in plastica per la conservazione degli alimenti, prediligere ceramica, metallo o vetro;
  • Non mettete gli alimenti a contatto con la pellicola, prediligete la carta! Più in generale, anche quando non entra in contatto diretto con gli alimenti, utilizzatela il meno possibile. Esistono valide alternative, eccone un esempio
  • Non versate alimenti ancora caldi in contenitori di plastica;
  • Taglieri in plastica? Meglio optare per il legno, magari munendosi di due taglieri, uno per le verdure e l'altro dedicato alla carne e al pesce;
  • Eliminate posate e utensili in plastica, meglio optare per mestoli in acciaio o legno, scolapasta in metallo;
  • Scegliete le pentole con cura: meglio acciaio inox e niente teflon...;
  • Eliminare le bottiglie in plastica, potreste sostituirle con borracce in alluminio (attenzione che siano certificate BPA-free poichè potrebbe essere presente un rivestimento interno che contiene questo interferente endocrino);
  • Al supermercato evitate, quanto più possibile, packaging in plastica (verdura e frutta confezionate, affettati in vaschetta, carne e pesce conservati in vaschette di polistirolo e coperti con la pellicola, lattine di ogni tipo). Prediligete yogurt e legumi in barattoli di vetro. 
Visto quanta plastica potreste risparmiare alla vostra salute e a quella dell'ambiente?

Se volete saperne di più su #SaveHumansThursday, un progetto creato da me e dalla collega e amica dott.ssa Livia Galletti, troverete tutte le informazioni qui.

Seguite gli aggiornamenti sulle nostre pagine Facebook dott.ssa Francesca De Filippis e dott.ssa Livia Galletti.Vi aspettiamo giovedì prossimo! 



Bibliografia




  • Patricia A, Hunt Sheela Sathyanarayana, Fowler PA, Trasande L - Female Reproductive Disorders, Diseases, and Costs of Exposure to Endocrine Disrupting Chemicals in the European UnionThe Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism,  2016, 101(4): 1562-1570
  • Rochester JR, Bolden AL - Bisphenol S and F: a systematic review and comparison of the hormonal activity of bisphenol A substitutes - Environ Health Perspect, 2015123:643–650; http://dx.doi.org/10.1289/ehp.1408989
  • GESAMP - Sources, fate and effects of microplastics in the marine environment: part two of a global assessment - (Kershaw PJ and Rochman CM eds). (IMO/FAO/UNESCO-IOC/UNIDO/WMO/IAEA/UN/UNEP/UNDP Joint Group of Experts on the Scientific Aspects of Marine Environmental Protection). Rep. Stud. GESAMP No. 93, 220 p.





mercoledì 9 maggio 2018

Le ricette antispreco: torta di pane raffermo e cioccolato. Settimana 21 #SaveHumansThursday



In Italia ogni giorno vengono buttati circa 1.300.000 kg di pane che comportano l'emissione di circa 355.875 tonnellate di CO2 equivalente all'anno. Le stesse emissioni prodotte da un'auto di media cilindrata alimentata a benzina per percorrere la circonferenza della Terra per ben 67.000 volte. Sono numerosissimi, anche nella tradizione, i piatti nati per recuperare gli alimenti non più freschissimi, ma ancora perfetti per poter essere consumati. Avevate mai pensato di realizzare un dolce per la prima colazione utilizzando del pane raffermo?






Quante volte vi siete trovati ad aprire la dispensa ed interrogarvi sul destino dei vari pezzetti di pane acquistato qualche giorno prima? Gettarli è un vero peccato, ma nessuno in casa vuole più mangiarli, prediligendo il pane fresco. In molti rinunciano a comprare pane, proprio per evitare sprechi.

Difficile dargli torto: a livello globale, ogni anno, 1/3 del cibo viene perduto. Per il progetto SaveHumansThursday abbiamo parlato dei numeri dello spreco in questo articolo.

Secondo i dati dell'Osservatorio Waste Watcher (2016) finiscono in pattumiera il 68% delle confezioni già aperte di verdura, il 31 % della frutta, il 30% dell'insalata e il 17% del pane. Ogni famiglia butta 600 g di cibo al giorno, per un valore di 7 euro, ovvero 2500 euro l'anno (il più delle volte per non aver calcolato correttamente ciò che era necessario acquistare). L'UE getta 90 milioni di tonnellate di cibo e in Italia lo spreco domestico vale 8,4 miliardi di euro l'anno (il 35% dei quali dovuti a sprechi nella distribuzione, nelle case e nella ristorazione). 

Inoltre lo spreco contribuisce al riscaldamento globale. Per produrre e distribuire questi alimenti, infatti, vengono emessi - inutilmente - gas serra







Il pane è ritenuto un alimento a basso impatto ambientale. La Carbon Footprint di 1 kg pane, ovvero la quantità dei diversi gas serra emessi lungo l'intera filiera produttiva dal campo alla tavola, è di circa 750 g di CO2 equivalente. In Italia ogni giorno vengono buttati circa 1.300.000 kg di pane, pari a 475.500.00 kg l'anno, che comportano l'emissione di circa 355.875 tonnellate di CO2 equivalente all'anno. Le stesse emissioni prodotte da un'auto di media cilindrata alimentata a benzina per percorrere la circonferenza della Terra per ben 67.000 volte. Emissioni inutili, lo ripeto, poiché non vengono utilizzate per nutrire nessuno.

E' necessario nei prossimi 20 anni ridurre del 40% le emissioni di gas serra pro-capite. Un buon punto di partenza per questo ambizioso, quanto necessario, obbiettivo potrebbe essere la gestione della dispensa. 

Sono numerosissimi i piatti, soprattutto tradizionali, nati per recuperare gli alimenti non più freschissimi, ma ancora perfetti per poter essere consumati.

Avevate mai pensato di realizzare un dolce per la prima colazione utilizzando del pane raffermo?

Ecco la ricetta che ho utilizzato per preparare questo ottimo dolce:



  • 300 g di pane raffermo (nel mio caso integrale);
  • 500 - 600 ml di latte di mandorla senza zuccheri aggiunti, dipende dal pane (ma è possibile utilizzare anche altre bevande vegetali o latte vaccino);
  • 3 cucchiai di miele (nel mio caso millefiori);
  • 1 uovo di galline ruspanti;
  • 2 cucchiai di cacao amaro in polvere;
  • scorza grattugiata di 1 limone non trattato;
  • 1 cucchiaio di rum;
  • un pugno di mandorle dolci tritate (andranno benissimo anche nocciole, pinoli, pistacchi o anacardi).
Per la glassa di cioccolato:
  • 100 g di cioccolato fondente all'85 o al 90%
  • 50 ml di latte di mandorla senza zuccheri aggiunti
  • cocco rapè per guarnire. 



Ammorbidire il pane raffermo nel latte di mandorla intiepidito e successivamente sbriciolarlo. Io ho utilizzato il mixer. Successivamente aggiungere gli altri ingredienti mescolando fino ad ottenere un impasto omogeneo e asciutto. Versare l'impasto in uno stampo imburrato e cuocere in forno per 40 - 50 minuti a 180 °C. Mentre la torta si raffredda preparare la glassa sciogliendo a bagnomaria il cioccolato nel latte, usatela poi per farcire il dolce. Infine guarnire con cocco rapè.

Il risultato è un dolce a basso impatto glicemico, ricco di fibra (se il pane è integrale), zinco, selenio e polifenoli. Povero di zuccheri semplici. Secondo recenti studi un consumo di 2 quadratini di cioccolato fondente al giorno ha un effetto positivo sulla pressione, contribuisce a regolare i livelli di colesterolo nel sangue e migliora l'elasticità dei vasi. Tali vantaggi sembrano dovuti all'azione sinergica di quercetina, catechine, procianidine e teobromina, un alcaloide che deriva dalla caffeina. 

Se volete saperne di più su #SaveHumansThursday, un progetto creato da me e dalla collega e amica dott.ssa Livia Galletti, troverete tutte le informazioni qui.

Seguite gli aggiornamenti sulle nostre pagine Facebook dott.ssa Francesca De Filippis e dott.ssa Livia Galletti.Vi aspettiamo giovedì prossimo! 






Bibliografia



     


giovedì 3 maggio 2018

L'inquinamento del suolo. Settimana 20 #SaveHumansThursday

Per la #settimana20 di #SaveHumansThursday impariamo qualcosa di più in merito al #suolo, così poco
considerato nella nostra vita di tutti i giorni, ma così fondamentale per il benessere del pianeta Terra e di quello di tutti noi.

Ecco il link all'articolo

mercoledì 25 aprile 2018

Il Glifosato. Parte 2. Cos'è e cosa sappiamo dei suoi effetti sulla salute dell'uomo e dell'ambiente? Settimana 19 #SaveHumansThursday



Alla fine del 2017 la Commissione Europea ha prorogato per altri 5 anni l'autorizzazione al commercio di erbicidi a base di glifosato. Il dibattito è stato acceso e i pareri delle diverse agenzie, preposte al controllo del pericolo e del rischio, discordanti. Cosa sappiamo, ad oggi, riguardo alla possibile cancerogenicità del glifosato, ai suoi effetti sul sistema endocrino e al suo impatto sugli animali e sulla biodiversità delle piante? 





Il glifosato è una sostanza attiva impiegata per la sua azione erbicida su colture arboree ed erbacee e gli erbicidi non selettivi a base di glifosato sono utilizzati per controllare le piante infestanti. In sostanza agiscono su tutta la vegetazione spontanea presente sul campo. 

Sono i pesticidi maggiormente utilizzati nel mondo ed esistono sotto forma di 750 formulazioni, tra le quali il Roundup della Monsanto, collegato alle sementi geneticamente modificate in grado di resistere a questo diserbante (vietate in Europa). Va specificato che, essendo oramai il brevetto scaduto, sono molte le aziende che producono tali formulazioni anche in Europa. 

Persone, piante e animali possono essere esposte in molti modi al glifosato e ai prodotti che lo contengono e tali formulazioni sono 1.000 volte più tossiche del solo principio attivo.

Nel marzo 2015 lo IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro - organismo dell'OMS) ha inserito il glifosato tra i "probabili cancerogeni" e in grado di danneggiare il DNA. Ne abbiamo parlato per #SaveHumansThursday in questo articolo. Dando il via ad un acceso dibattito, a suon di pareri e pubblicazioni scientifiche, tra le varie agenzie preposte alla valutazione del pericolo e del rischio (tra cui EFSA - Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare- che ritiene improbabile che la sostanza rappresenti una minaccia di cancro per l'uomo), la società civile e il mondo politico culminato il 27 novembre del 2017 con una scelta della  Commissione Europea. In questa data la Commissione Europea, che doveva decidere riguardo alla proroga dell'autorizzazione al glifosato, l'ha rinnovata per altri 5 anni.

Ma siamo ben lungi da qualsiasi conclusione. Gli studi scientifici disponibili ad oggi, su cui si basano i pareri contrastanti delle agenzie e le conseguenti scelte politiche, sono lontani dal poter essere considerati esaustivi. 





By USGS
Il glifosato è usato in maniera massiva soprattutto nei Paesi in cui è permessa la coltivazione di piante OGM resistenti alla molecola, come Stati Uniti, Brasile e Argentina. In questo caso i campi sono irrorati anche dopo la semina. In Europa, dove le piante OGM sono vietate, è tuttavia consentita l'importazione dei prodotti che ne derivano ed è dunque possibile consumare carni di animali nutriti con farine di soia e orzo OGM, entrate in contatto col glifosato anche dopo la semina.  Negli ultimi 20 anni la superficie coltivata a soia OGM è passata da zero a 90 milioni di ettari a livello globale, 22 milioni dei quali si trovano in Argentina.  Proprio  in Argentina, nel 2014, alcuni ricercatori hanno rilevato un'incidenza di cancro 3 volte superiore alla media nazionale nel villaggio di Monte Maiz, nel cuore delle piantagioni di soia. Nello stesso villaggio i bambini nati con malformazioni, secondo i dati rilevati, sono il doppio rispetto al resto del paese. Ma, va detto, non esistono studi approfonditi che dimostrino il nesso causa-effetto tra l'uso del glifosato e tali sofferenze nella popolazione. 

E' il glifosato a far ammalare gli abitanti del villaggio di Monte Maiz o il responsabile di malattie e aumento della mortalità in alcuni allevamenti di bovini tedeschi nutriti con soia OGM importata da questi paesi (qui l'inchiesta sul caso dell'allevatore Sven Krey)?

Cosa possiamo sapere, riguardo agli effetti del glifosato su uomo e ambiente, consultando la letteratura scientifica ad oggi disponibile?








Glifosato : gli effetti sull'uomo.

Partiamo dalle valutazioni dello IARC che nel 2015 ha valutato il glifosato come "probabile
cancerogeno". Va detto che le evidenze su uomo sono al momento limitate, ma esiste il pericolo che l'esposizione a tale erbicida possa provocare il linfoma non-Hodgkin. Tale affermazione, che necessita senz'altro di ulteriori studi, è suffragata, al momento, da alcune indagini epidemiologiche condotte in USA, Canada e Svezia. Inoltre esistono alcune evidenze che il glifosato causi il cancro in animali da laboratorio e danni al DNA umano. E i danni al DNA possono portare al cancro. 

In particolare 3 studi hanno dimostrato un leggero aumento del rischio di sviluppare tumori del sistema linfatico negli agricoltori e nei braccianti esposti al diserbante ad esempio in Colombia, dove il glifosato è stato utilizzato più volte per distruggere le estese piantagioni di coca. In queste zone sono state rilevate alterazioni genetiche delle cellule ematiche degli abitanti, danni che potrebbero essere l'origine di un tumore. 

E veniamo ai dati ricavati da modelli animali. In studi prolungati su animali nutriti con mangimi contenenti glifosato, i topi hanno sviluppato un tumore ai reni (con una probabilità di 1 su 1000 che tale tumore non sia stato provocato dal glifosato). Il tumore ai reni sviluppato è infatti molto raro, in genere, nei topi. Nel corso di un altro studio i topi hanno sviluppato un tumore altrettanto maligno e raro. Sono due esperimenti indipendenti, questo è un dato molto importante poiché rappresenta uno dei criteri dello IARC. Per questo alla domanda - Il glifosato favorisce lo sviluppo tumori?- i ricercatori rispondono - Probabilmente si -

Ma questo non dice nulla rispetto alle probabilità che la malattia insorga davvero. Dunque non disponiamo, per il momento, di dati che ci parlino dell'intensità, del periodo di esposizione e della quantità di glifosato necessario perché un probabile effetto sia possibile. Sono i dati quantitativi che mancano e sui quali molti gruppi di ricerca nel mondo stanno lavorando. Non è un aspetto di poco conto, poiché è quello necessario alle agenzie per quantificare il rischio e permettere ai governi di prendere provvedimenti in merito. 

Inoltre il glifosato è una sostanza sospettata di essere un interferente endocrino, ovvero una sostanza in grado di interferire col normale funzionamento del sistema ormonale. Gli interferenti endocrini ad oggi conosciuti sono implicati nello sviluppo di obesità, diabete, difetti nello sviluppo dell'apparato riproduttore, tumori, endometriosi e infertilità. Se tale ipotesi fosse confermata dalle doverose indagini, il discorso sin qui fatto sui livelli di esposizione e sulle dosi perderebbe di significato. Gli interferenti endocrini, infatti, agiscono a piccole concentrazioni. Sono pertanto sostanze per le quali non esiste una soglia di sicurezza.

L'Istituto Ramazzini e il Dipartimento di Salute Globale della Icahn School of Medicine at Mount Sinai di New York hanno intrapreso una campagna di raccolta fondi per uno studio pilota, già concluso, ed uno studio sistematico e integrato a lungo termine che fornirà ulteriori risposte. Maggiori informazioni le troverete su https://glyphosatestudy.org

I risultati dello studio pilota condotto su topi, che ha comportato l'esposizione per 3 mesi al glifosato, mostrano che gli erbicidi contenenti glifosato, anche quando somministrati a dosi attualmente considerate sicure dall'EPA (United States Environmental Protection Agency), sono in grado di provocare alterazioni del microbioma intestinale e del sistema endocrino, difetti dello sviluppo e lesioni patologiche agli organi bersaglio.

Ma lo studio pilota non può essere considerato esaustivo e non può chiarire le incertezze sulla cancerogenicità. Bisognerà pertanto aspettare i 5 anni necessari per avere i risultati dello studio a lungo termine per ottenere qualche dato in più.  








Glifosato: effetti su ambiente e animali

by Ruben Alexander
Il grande assente nella polemica. Eppure secondo l'ECHA, l'Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche, è classificato come sostanza di sintesi con due rischi precisi (ECHA/PR/17/06, Helsinki marzo 2017): rischio di gravi lesioni oculari e tossico per gli organismi acquatici con effetti negativi sul lungo termine. Tutti gli ambienti naturali acquatici e terrestri  che si trovano nelle vicinanze dei campi irrorati possono essere danneggiati da questo erbicida, nonché gli operatori esposti. Molte agenzie, tra cui EFSA e ECHA, hanno dichiarato che questa sostanza è un fattore importante per la diminuzione della popolazione di uccelli, invertebrati (api incluse), pesci, anfibi e mammiferi attraverso la distruzione dell'habitat ma anche con effetti tossici diretti sull'animale. Si tratta di malformazioni, alterazioni della flora microbica in uccelli, bovini, suini.

In Italia è consentito l'uso di glifosato solo prima della semina, ma dopo l'applicazione può percolare nelle acque. Inoltre questa molecola è mediamente persistente nel suolo,  cioè il tempo necessario perché la sua quantità si dimezzi è di 180 giorni. Il suo metabolita AMPA richiede 240 giorni. Dunque anche se i futuri studi dimostrassero che l'entità di residui presenti negli alimenti non sono preoccupanti per la salute umana, il danno ambientale resterebbe comunque. Il monitoraggio della presenza di glifosato nelle acque al momento è effettuato solo in Lombardia e in Toscana. Secondo il rapporto nazionale riguardante i pesticidi nelle acque di ISPRA  (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) le sostanze che più spesso hanno determinato il superamento della soglia di legge nelle acque superficiali sono il glifosato e il suo metabolita AMPA (in più del 50% dei casi). 

Gli effetti ad oggi noti:


  • perdita di biodiversità delle piante, incluse quelle non infestanti e la maggior parte delle specie acquatiche;
  • perdita di biodiversità del suolo (batteri, funghi, ecc) con ripercussioni negative sulla funzionalità dell’ecosistema;
  • effetti sugli insetti. Per quanto riguarda le api la presenza di glifosato nei bacini idrici e nei fiori spontanei e coltivati potrebbe essere alla base del Colony Collapse Disorder. Ovvero la morte improvvisa dell'intera colonia;
  • effetti genotossici (danni al DNA), neurotossici e danni all'apparato digerente dei pesci per esposizioni a concentrazioni ambientali;
  • effetti su anfibi, uccelli e mammiferi. Diversi studi suggeriscono che dosi molto più basse di quelle utilizzate in agricoltura sono in grado di determinare malformazioni nei girini di rana, mentre studi pluriennali in rimboschimenti di Abete rosso nel Maine (USA) irrorati con Glifosate hanno mostrato una diminuzione del 36% della densità totale di uccelli, soprattutto di specie insettivore. Il glifosato sembrerebbe, inoltre, causare danni al microbioma con conseguente crescita eccessiva dei ceppi patogeni. In tal senso sono disponibili dati per bovini e suini alimentati con soia e mais OGM (di provenienza non europea) e dunque maggiormente esposti al glifosato: infiammazioni intestinali nei suini e possibile aumento del rischio di infezione da Clostridium botulinum nei bovini allevati in Germania negli ultimi 10 anni. 








Esistono alternative al glifosato?



Nella frutticoltura e nell'orticoltura c'è chi sceglie di ricorrere alla pacciamatura (copertura con teli anche in materiali biodegradabili o naturali come la paglia), la zappettatura e il pirodiserbo (l'eliminazioni delle piante infestanti tramite il caldo o il fuoco). Ma è evidente che la scelta di queste tecniche, utilizzate principalmente nell'agricoltura biologica e integrata, comporta un aumento dei costi di produzione e di manodopera. 

Nella cerealicoltura, invece, queste alternative non sono al momento utilizzabili e le uniche possibilità sarebbero la lavorazione del terreno, l'eliminazione meccanica delle erbe infestanti e la rotazione delle colture. Diserbanti altrettanto efficaci, per ora, non ce ne sono. 

D'altronde, per lo meno in Italia, le cose stanno migliorando. Secondo i dati Istat pubblicati nel 2015, i prodotti fitosanitari usati per scopi agricoli sono diminuiti del 45% tra il 2002 e il 2013.

Il vero problema che emerge dal caso del glifosato è nel sistema che abbiamo di produrre e consumare, ovvero massimizzare la produzione con l'obbiettivo di ridurre i costi e migliorare i sempre più ridotti guadagni. Questo sistema, a prescindere dal glifosato, non è sostenibile in termini ambientali. La domanda che tutti dovremmo porci, laddove in futuro il glifosato fosse vietato, è: siamo pronti a rivedere interamente il modo che abbiamo di consumare il cibo, evitare gli enormi sprechi a cui ci siamo assuefatti e rinunciare alla possibilità di reperire continuamente qualsiasi tipo di prodotto? Perché alternative, in assenza di fitofarmaci, non ce ne sarebbero. 


Seguite gli aggiornamenti sulle nostre pagine Facebook dott.ssa Francesca De Filippis e dott.ssa Livia GallettiVi aspettiamo giovedì prossimo! 

Se volete saperne di più su #SaveHumansThursday, un progetto creato da me e dalla collega e amica dott.ssa Livia Galletti, troverete tutte le informazioni qui.



Bibliografia


1. IARC Working Group - “Glyphosate”, in Some organophosphate insecticides and herbicides: diazinon, glyphosate, malathion, parathion, and tetrachlorvinphos -  Vol 112 IARC Monogr Prog, 2015:1–92;

2. European Food Safety Authority - Conclusion on the peer review of the pesticide risk assessment of the active substance glyphosate - EFSA J 2015;13:4302. 

3. European Food Safety Authority - Final Addendum to the Renewal Assessment Report 2015 - http://registerofquestions.efsa.europa.eu/roqFrontend/outputLoader?output=ON-4302 ;

4. European Chemicals Agency -  Global 2000’s report on glyphosate - July 2017, https://echa.europa.eu/-/echa-s-opinion-on-classification-of-glyphosatepublished

5. Manservisi F., Babot C.M., Buscaroli A., Huff J., Lauriola M., Mandrioli D., Manservigi M., Panzacchi S., Silbergeld E.K., Belpoggi F. - An Integrated Experimental Design for the Assessment of Multiple Toxicological End Points in Rat Bioassays - Environ Health Perspect., 2017, Mar; 125(3): 289-295; 

6. Bianco, Valter Bellucci, Carlo Jacomini (Dip. Difesa della Natura, ISPRA) - Effetti del Glifosate sulla qualita ambientale e gli organismi viventi - 2016, https://www.researchgate.net/publication/305198199_Effetti_del_Glifosate_sulla_qualita_ambientale_e_gli_organismi_viventi

7. Clausing PRobinson CBurtscher-Schaden H - Pesticides and public health: an analysis of the regulatory approach to assessing the carcinogenicity of glyphosate in the European Union - 


8. Vandenberg, Laura N et al. - Is It Time to Reassess Current Safety Standards for Glyphosate-Based Herbicides? - Journal of Epidemiology and Community Health, 71.6 (2017): 613–618

9. Schinasi, Leah, and Maria E. Leon. - Non-Hodgkin Lymphoma and Occupational Exposure to Agricultural Pesticide Chemical Groups and Active Ingredients: A Systematic Review and Meta-Analysis.- International Journal of Environmental Research and Public Health 11.4 (2014): 4449–4527.


10. Myers, John Peterson et al. - Concerns over Use of Glyphosate-Based Herbicides and Risks Associated with Exposures: A Consensus Statement - Environmental Health 15 (2016): 19












mercoledì 11 aprile 2018

Il Glifosato. Parte 1. Cos'è e cosa sappiamo dei suoi effetti sulla salute dell'uomo e dell'ambiente? Settimana 17 #SaveHumansThursday


Alla fine del 2017 la Commissione Europea ha prorogato per altri 5 anni l'autorizzazione al commercio di erbicidi a base di glifosate. Il dibattito è stato acceso e i pareri delle diverse agenzie, preposte al controllo del pericolo e del rischio, discordanti. Se gli studi riguardo gli effetti sulla salute umana non possono ancora essere considerati conclusivi, certe sono invece le conseguenze sull'ambiente. Molte agenzie hanno dichiarato che il glifosate è un fattore importante per la diminuzione della popolazione di uccelli, invertebrati (api incluse), pesci, anfibi e mammiferi attraverso la distruzione dell'habitat ma anche con effetti tossici diretti.





Il glifosato è una sostanza attiva ampiamente utilizzata nei pesticidi. I pesticidi a base di glifosato, che sono formulazioni contenenti anche altri prodotti chimici, sono utilizzati per contrastare le erbe infestanti che competono con le piante coltivate. 

Sono i pesticidi maggiormente utilizzati nel mondo sia nelle colture legnose (uliveti, vigneti, frutteti) sia nelle colture orticole e cerealicole.

Tanto che i dati pubblicati dall'USDA (US Department of Agriculture) nel 2011 testimoniano che il glifosato è stato rinvenuto nel 90% dei campioni di soia destinata all'alimentazione umana. Il prodotto della sua degradazione, l'AMPA (acido aminometilfosfonico), nel 96%.

I dati pubblicati dalla Commissione Europea indicano che il glifosato è moderatamente persistente nel suolo (cioè la sua quantità si dimezza entro i 180 giorni) ed è dunque potenzialmente inquinante per le acque sotterranee. Ma l'AMPA, che è dotato della stessa attività biologica, è più persistente, ha un tempo di dimezzamento fra i 76 e i 240 giorni, pertanto i suoi effetti tossici sugli organismi bersaglio si protraggono nel tempo. Secondo i dati ISPRA del 2013 (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) riferiti alla Lombardia queste sostanze determinano il maggior numero di superamento degli Standard di Qualità Ambientale nelle acque superficiali (per l'AMPA il 79% dei punti analizzati).

Il glifosato è stato commercializzato nel 1974 dalla Monsanto col nome Roundup, ma attualmente il brevetto è scaduto e sono molte le aziende, anche europee, che lo commercializzano.



By Boasiedu
Questi prodotti vengono utilizzati principalmente prima della semina, ma in alcuni Paesi è possibile utilizzarli anche nelle fasi successive. In quest'ultimo caso è necessario, tuttavia, utilizzare piante OGM resistenti al glifosato (che altrimenti le ucciderebbe). Queste piante geneticamente modificate, vendute col nome di Roundup Ready, acquisiscono una tolleranza all'erbicida. In questo caso gli agricoltori devono acquistare ogni anno le sementi brevettate, secondo i contratti firmati coi produttori. Negli USA la Monsanto ha citato in causa numerosi agricoltori per aver violato tali contratti: è impossibile per loro conservare e ripiantare i semi e sono costretti a sostenere costi altissimi ogni anno. 
Per fortuna, ad oggi, tutto questo è vietato in Europa, dove non sono consentite le piante OGM ma è consentita l'importazione dei prodotti. Quindi è possibile consumare carni di animali nutriti con farine di soia o orzo OGM. 

Il discorso OGM è argomento troppo vasto e delicato per poter essere affrontato in poche righe. In attesa di approfondirlo con la giusta attenzione, ci preme sottolineare che ciò che critichiamo non è tanto l'OGM in sè, ma questa maniera di utilizzarlo per via del sistema produttivo iniquo per l'uomo e irrispettoso dell'ambiente che ne consegue. 

Per riassumere, anche se in Italia non si possono coltivare piante OGM si usa ugualmente il glifosato e vengono importati vegetali trattati con questo erbicida (che è stato ritrovato nei prodotti alimentari più comuni, nelle falde acquifere e nelle urine umane).


Il glifosato in Europa: una guerra a suon di pareri e pubblicazioni scientifiche ancora lungi dal vedere la fine.



Proviamo a ricostruire l'intricata storia:




By USDA
- nel marzo 2015 lo IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro - organismo dell'OMS) pubblica una monografia sul glifosato sulla prestigiosissima rivista The Lancet Oncology. Dopo aver passato in rassegna la letteratura mondiale, il glifosato finisce nella lista 2A, quella dei "probabili cancerogeni" e in grado di danneggiare il DNA. E va a fare compagnia a carni rosse e DDT. Questa lista include le sostanze con limitate evidenze di cancerogenicità per l'uomo e sufficiente evidenza per gli animali. Esistono principalmente studi su topi secondo i quali il glifosato sarebbe in grado di causare tumori ai reni e nel tessuto connettivo. Le sostanze per le quali esiste sufficiente evidenza di cancerogenicità per l'uomo finiscono invece nel gruppo 1;

- pochi giorni dopo la BfR (Istituto Federale per la Valutazione dei Rischi, che fornisce consulenza al governo tedesco in merito alla sicurezza alimentare) pubblica un rapporto che definisce il glifosato non cancerogeno;


- nello stesso anno l'EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) riceve mandato dall'Europa per esprimersi riguardo alla faccenda. La Commissione Europea avrebbe dovuto decidere, di lì a poco, se continuare a permettere la vendita di questa sostanza in Europa. E il suo parere, pubblicato nel novembre del 2015, è l'esatto opposto rispetto a quello dello IARC. Secondo l'EFSA "è improbabile che la sostanza sia genotossica (cioè danneggi il DNA) o che presenti una minaccia di cancro per l'uomo". E spiega di essere arrivata a conclusioni differenti rispetto allo IARC poichè quest'ultimo ha esaminato sia il glifosato sia i formulati che contengono glifosato assieme ad altre molecole. La valutazione UE ha considerato solo il glifosato e dunque l'EFSA ritiene probabile che gli effetti genotossici siano imputabili ad altre componenti di questi prodotti formulati.  

Ma, in attesa di ulteriori evidenze, ridefinisce la tossicità del glifosato abbassando la dose giornaliera ammissibile per i consumatori a 0,5 mg/kg di peso corporeo e il livello ammissibile di esposizione dell'operatore a 0,1 mg/kg di peso corporeo al giorno. 

- nel 2016 secondo FAO e OMS (di cui lo IARC è una costola) è improbabile che il glifosato esponga l'uomo a rischio di tumori attraverso il consumo di alimenti.

Le polemiche non si spengono.


By Parkywiki
- nel 2017 viene pubblicata dal Guardian e poi ripresa da New York Times e da Le Monde un'inchiesta scottante, gli arcinoti "Monsanto Papers". Stando a quanto diffuso, alcune parti del documento pubblicato da EFSA, sarebbero copiate dai rapporti di ricerca Monsanto. Questione delicata e spinosa. Perché, se così fosse, vorrebbe dire che esistono interconnessioni tra agenzie che regolamentano l'uso del glifosato e la multinazionale che lo vende. Il primo agosto 2017 lo studio legale Baum, Hedlund, Aristei & Goldman ha citato in giudizio la Monsanto per conto di alcuni clienti che sostengono di essersi ammalati di linfoma non-Hodgkin a causa del Roundup e ha reso noti una serie di documenti interni all'azienda. Questi documenti sono parte di una causa in corso presso la Corte Federale di San Francisco, un processo che aggrega oltre 100 cause simili; 

- il caso rimbalza al Parlamento Europeo che si esprime, dopo innumerevoli proteste da parte di alcuni Paesi e dei cittadini, con parere negativo rispetto al rinnovo della licenza, ma solo a partire dal 2022. 

- il 27 novembre 2017 la Commissione Europea, che doveva decidere riguardo alla proroga dell'autorizzazione al glifosato, l'ha rinnovata per altri 5 anni. Un tempo inferiore rispetto al previsto. Segno dei dilemmi che pure esistono rispetto a questo prodotto. Francia e Italia erano contrarie assieme ad altri 7 Stati, ma è stato determinante il voto favorevole della Germania. 

Sta di fatto che nel 2016 il nostro Ministero della Salute ha vietato l'uso del diserbante in aree frequentate dalla popolazione (parchi, giardini, campi sportivi, ecc) e nelle zone agricole nel periodo che precede la raccolta. Inoltre l'Italia ha adottato disciplinari che limitano l'uso del glifosato a soglie inferiori del 25% rispetto a quelle definite in Europa. Cosa dire, tuttavia, dei prodotti importati?

Nel frattempo dal 2015 El Salvador e Sri Lanka hanno bandito il glifosato e, nello stesso anno, le Bermuda hanno imposto un fermo temporaneo sulle importazioni di diserbanti a base di questa sostanza. 

Dopo innumerevoli botta e risposta a suon di pareri e pubblicazioni, si hanno ancora innumerevoli dubbi e non molte certezze. Per amore di cronaca, alcuni "se" e "ma" tra tutti questi giudizi contrastanti vanno messi.

Lo IARC si occupa di valutare il pericolo e per farlo usa una precisa metodologia: lavori scientifici prodotti senza conflitto di interesse e non supportati da aziende produttrici. Questo ente si occupa però di pericolo, ovvero di classificazione (ci dice se una sostanza ha effetti che devono destare preoccupazione oppure no). Le agenzie come FAO, OMS, EFSA, per citarne alcune, si occupano, invece, di rischio, ossia di definizione di limiti quantitativi e dosi di utilizzo che permettano l'adozione di adeguate misure di gestione per una determinata sostanza. 




Cosa sappiamo ad oggi degli effetti del glifosato?


  • Effetti sull'ambiente. Il grande assente di questa polemica. Eppure secondo l'ECHA, l'Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche, è classificato come sostanza di sintesi con due rischi precisi (ECHA/PR/17/06, Helsinki marzo 2017): rischio di gravi lesioni oculari e tossico per gli organismi acquatici con effetti negativi sul lungo termine. Tutti gli ambienti naturali acquatici e terrestri possono essere danneggiati da questo erbicida, nonché gli operatori esposti. Molte agenzie, tra cui EFSA e ECHA, hanno dichiarato che questa sostanza è un fattore importante per la diminuzione della popolazione di uccelli, invertebrati (api incluse), pesci, anfibi e mammiferi attraverso la distruzione dell'habitat ma anche con effetti tossici diretti sull'animale. Si tratta di malformazioni, alterazioni della flora microbica in uccelli, bovini, suini.

  • Effetti sull'uomo. Secondo lo IARC, pur essendo le evidenze limitate su uomo, l'esposizione a erbicidi a base di glifosato potrebbe causare il linfoma non-Hodgkin. Conclusione per ora suffragata da indagini epidemiologiche su contadini residenti in USA, Canada e Svezia. Sempre lo stesso ente ha ravvisato evidenze plausibili che il glifosato provochi cancro in animali da laboratorio e che ha causato danni al DNA delle cellule di uomo. Il glifosato è inoltre una sostanza sospettata di essere interferente endocrino, ovvero una sostanza in grado di interferire con il normale funzionamento del sistema ormonale con implicazioni a largo spettro che potrebbero includere anche la fertilità. Questo aggraverebbe il quadro, poichè gli interferenti endocrini sono sostanze per le quali non esiste una soglia minima di sicurezza. Nel frattempo l'Istituto Ramazzini e il Dipartimento di Salute Globale della Icahn School of Medicine at Mount Sinai di New York hanno intrapreso una campagna di raccolta fondi per uno studio pilota, già concluso, ed uno studio sistematico e integrato a lungo termine che fornirà risposte sugli effetti potenzialmente pericolosi sul microbiota intestinale, le interferenze endocrine, i difetti dello sviluppo e le lesioni agli organi bersaglio osservate nello studio pilota. Maggiori informazioni le troverete su https://glyphosatestudy.org


Ma sono molte le domande alle quali non è ancora possibile dare una risposta certa. Tuttavia, se non esiste una risposta certa sulla cancerogenicità del glifosato, la certezza che sia sicuro non c'è affatto. 
Certi sono invece i danni ambientali che il glifosato ha provocato.

Vi aspettiamo giovedì 26 aprile, con la seconda parte di questo approfondimento sul glifosato per #SaveHumansThursday. Effetti ad oggi conosciuti sull'ambiente, sulla fauna, le evidenze, seppur non conclusive, sulla salute umana. 


Se volete saperne di più su #SaveHumansThursday, un progetto creato da me e dalla collega e amica dott.ssa Livia Galletti, troverete tutte le informazioni qui.

Seguite gli aggiornamenti sulle nostre pagine Facebook dott.ssa Francesca De Filippis e dott.ssa Livia GallettiVi aspettiamo giovedì prossimo! 





Bibliografia


1. IARC Working Group - “Glyphosate”, in Some organophosphate insecticides and herbicides: diazinon, glyphosate, malathion, parathion, and tetrachlorvinphos -  Vol 112 IARC Monogr Prog, 2015:1–92;

2. European Food Safety Authority - Conclusion on the peer review of the pesticide risk assessment of the active substance glyphosate - EFSA J 2015;13:4302. 

3. European Food Safety Authority - Final Addendum to the Renewal Assessment Report 2015 - http://registerofquestions.efsa.europa.eu/roqFrontend/outputLoader?output=ON-4302 ;

4. European Chemicals Agency -  Global 2000’s report on glyphosate - July 2017, https://echa.europa.eu/-/echa-s-opinion-on-classification-of-glyphosatepublished

5. Manservisi F., Babot C.M., Buscaroli A., Huff J., Lauriola M., Mandrioli D., Manservigi M., Panzacchi S., Silbergeld E.K., Belpoggi F. - An Integrated Experimental Design for the Assessment of Multiple Toxicological End Points in Rat Bioassays - Environ Health Perspect., 2017, Mar; 125(3): 289-295; 

6. Bianco, Valter Bellucci, Carlo Jacomini (Dip. Difesa della Natura, ISPRA) - Effetti del Glifosate sulla qualita ambientale e gli organismi viventi - 2016, https://www.researchgate.net/publication/305198199_Effetti_del_Glifosate_sulla_qualita_ambientale_e_gli_organismi_viventi