giovedì 31 maggio 2018

5 giugno Giornata Mondiale dell'Ambiente: lotta alla plastica monouso. Come eliminare la plastica dalla cucina? Settimana 24 #SaveHumansThursday

Il 5 giugno verrà celebrata la Giornata Mondiale dell'Ambiente che quest'anno ha per tema "Lotta alla plastica monouso". La plastica rappresenta l'80% dei rifiuti marini ed ha effetti gravissimi sugli ecosistemi e sulla fauna, ma anche sulla salute dell'uomo. Molti degli additivi utilizzati per la produzione della plastica sono infatti interferenti endocrini, ovvero sostanze in grado di alterare l'equilibrio ormonale degli esseri viventi e della loro progenie. I possibili danni vanno dalle patologie riproduttive ad alcuni tipi di tumore. Come ridurre l'utilizzo di plastica in cucina al fine di tutelare l'ambiente e la nostra salute? Ecco il decalogo di #SaveHumansThursday.




By MichaelisScientists
La Giornata Mondiale dell'Ambiente, proclamata nel 1972 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, viene celebrata ogni anno il 5 giugno. Il tema scelto dall'ONU per il 2018 è attualissimo e urgente: "Lotta alla plastica monouso".

Su Ecobriciole ne abbiamo parlato qui e qui per la rubrica SaveHumansThursday.

Recentemente l'Unione Europea ha deciso di mettere al bando oggetti di plastica monouso come piatti, cannucce e cotton fioc entro il 2021. La legge dovrà essere approvata dal Parlamento e dai governi dei singoli Paesi entro il 2019 ed entrerà in vigore nei due anni successivi.


La produzione mondiale di plastica ammonta a 280 milioni di tonnellate l'anno. Gli oggetti in plastica, monouso e non, possono finire in discarica, essere inceneriti o riciclati. Il 4-10% della plastica prodotta ogni anno finisce negli oceani, circa 8 milioni di tonnellate, attraverso i fiumi, le acque reflue ma anche per l'abbandono di rifiuti nelle zone costiere e fluviali. E' stato stimato che la plastica costituisce il 60-80% dei rifiuti marini, in sostanza 5,25 trilioni di detriti di plastica del peso di 268.940 tonnellate galleggiano nel mare. Senza contare quelli che si trovano sui fondali o sulle spiagge. 
Negli oceani esistono 5 enormi isole di spazzatura poiché migliaia di tonnellate di frammenti di plastica si accumulano in corrispondenza dei 5 principali vortici subtropicali. 


I frammenti di plastica sono considerati abbastanza stabili e altamente resistenti, potenzialmente durano da centinaia a migliaia di anni e il loro destino finale è ancora sconosciuto. 

By NOAA
La plastica in mare ha molti volti. Ciò che finisce in mare sotto forma di reti, sacchetti e bottiglie (solo per citare alcuni esempi) viene frammentato dall'azione di vento, onde e raggi ultravioletti in sfere, frammenti o fibre di piccole dimensioni definiti microplastiche (se di lunghezza inferiore a 0,5 cm) o nanoplastiche (se di lunghezza inferiore a un micron).

Gli oggetti di plastica di grosse dimensioni hanno effetti ben documentati su uccelli, pesci, tartarughe e mammiferi marini. Si va dal soffocamento a causa dell'ingestione a lesioni, anche mortali, dell'apparato digerente, intrappolamento nelle reti abbandonate, con conseguenti ferite mortali o morte per inedia, fino allo strangolamento

Le micro e nanoplastiche sono anche più subdole.

Questi microscopici frammenti, praticamente onnipresenti sui fondali, sulle spiagge e persino nei ghiacci artici, vengono ingeriti accidentalmente o scambiati per cibo dalla fauna marina. E in questo modo potrebbero entrare nella catena alimentare all'apice della quale troviamo anche l'uomo, con conseguenze ancora poco conosciute

Durante la produzione della plastica vengono, infatti, utilizzati additivi (plastificanti, antimicrobici, ritardanti di fiamma) che possono essere rilasciati in mare. Come se questo non bastasse, i frammenti di plastica sono in grado di adsorbire contaminanti organici persistenti (POPs), come i pesticidi o policlorobifenili (PCB), che vengono successivamente desorbiti, ovvero rilasciati. I POPs sono sostanze chimiche tossiche difficilmente degradabili e bioaccumulative che, dopo il loro rilascio, si diffondono attraverso l'aria, l'acqua e la catena alimentare.

Di certo una delle preoccupazioni riguarda le elevate concentrazioni di contaminanti organici persistenti assorbiti e poi rilasciati dalle microplastiche (i policlorobifenili PCB, ad esempio), ma anche la presenza, tra gli altri, di bisfenolo A, un additivo utilizzato durante la sintesi di materie plastiche. Alcuni studi indicano infatti che le microplastiche, dopo l'ingestione attraverso il cibo, possono essere trasferite nei tessuti.

Nella letteratura scientifica sono noti i potenziali rischi tossicologici associati all'esposizione a queste sostanze sia attraverso la plastica monouso che entra in contatto con gli alimenti (nel caso degli additivi) si attraverso quella dispersa nell'ambiente che entra nella catena alimentare (nel caso degli additivi e dei contaminanti organici persistenti).

Alcune di queste sostanze sono infatti interferenti endocrini, ovvero un ampio ed eterogeneo gruppo di sostanze in grado di alterare l'equilibrio ormonale degli esseri viventi e della loro progenie, umani inclusi. I possibili danni vanno dalle patologie riproduttive (infertilità, endometriosi, abortività,..), ai disturbi comportamentali nell'infanzia, probabilmente diabete e alcuni tipi di tumore (come testicolo e mammella).  Anche piccole dosi di interferenti endocrini provenienti dall'ambiente e dagli alimenti potrebbero sommarsi ed indurre un effetto tossico. 


Alcuni esempi:


  • Bisfenolo A: una sostanza con effetti estrogenici e capace di alterare la funzione della tiroide e dei sistemi riproduttivo, nervoso e immunitario. L'Italia, ad esempio, ha accolto la direttiva europea che riguarda il divieto di utilizzarlo nei biberon in policarbonato. Il bisfenolo A è infatti utilizzato per produrre il policarbonato (parliamo di materiali in plastica dura come, ad esempio, i contenitori per alimenti ma è presente anche nelle lattine per alimenti in metallo, plastiche per avvolgere gli alimenti). Piccole quantità di questo composto possono passare nei cibi, ad esempio durante l'esposizione al sole delle bottiglie in plastica. La tossicità nell'adulto sembrerebbe modesta, ma feti e neonati potrebbero essere molto più vulnerabili. La preoccupazione dei consumatori ha indotto molte aziende a sostituirlo con fluorene-9-bisfenolo che, sulla base di recenti studi, è in grado di legarsi ai recettori degli estrogeni, bloccando la loro attività;
  • Ftalati: tra i rischi associati quelli dell'aumento delle patologie riproduttive (infertilità, endometriosi, aborti, diminuzione della qualità del seme umano) e alterazione del metabolismo dei grassi nel fegato.  Sono dei plastificanti che si possono trovare in contenitori quali bottiglie usa e getta, pellicole o vassoi. 
  • Nonilfenolo: estremamente tossico per la vita acquatica, interferente endocrino nei pesci; preoccupazione rispetto alla tossicità per la riproduzione e lo sviluppo in fauna ed esseri umani;
  • Polibrominato difenile: ritardante di fiamma che si accumulano nei tessuti grassi degli organismi ed è pertanto considerato inquinante organico persistente. Interferente endocrino, soprattutto per quanto riguarda la funzione tiroidea; preoccupazione per gli effetti sullo sviluppo neurologico, il comportamento e il sistema immunitario;
  • Policlorinato bifenile: tossico per sistema immunitario, riproduttivo e nervoso in molti animali; può causare danno epatico e alcuni tipi di tumore. 

L'uso di queste sostanze è naturalmente regolamentato, ma le normative si stanno evolvendo sulla base delle conoscenze scientifiche. 

Come ridurre l'utilizzo di plastica in cucina al fine di tutelare l'ambiente e la nostra salute?
Ecco il decalogo di #SaveHumansThursday:

  • Evitate di consumare bevande contenute nella plastica, prediligere il vetro;
  • Non riscaldate alimenti in contenitori di plastica  nel forno a microonde, il riscaldamento può favorire il rilascio di bisfenolo e agevolarne la migrazione nei cibi;
  • Non utilizzate contenitori in plastica per la conservazione degli alimenti, prediligere ceramica, metallo o vetro;
  • Non mettete gli alimenti a contatto con la pellicola, prediligete la carta! Più in generale, anche quando non entra in contatto diretto con gli alimenti, utilizzatela il meno possibile. Esistono valide alternative, eccone un esempio
  • Non versate alimenti ancora caldi in contenitori di plastica;
  • Taglieri in plastica? Meglio optare per il legno, magari munendosi di due taglieri, uno per le verdure e l'altro dedicato alla carne e al pesce;
  • Eliminate posate e utensili in plastica, meglio optare per mestoli in acciaio o legno, scolapasta in metallo;
  • Scegliete le pentole con cura: meglio acciaio inox e niente teflon...;
  • Eliminare le bottiglie in plastica, potreste sostituirle con borracce in alluminio (attenzione che siano certificate BPA-free poichè potrebbe essere presente un rivestimento interno che contiene questo interferente endocrino);
  • Al supermercato evitate, quanto più possibile, packaging in plastica (verdura e frutta confezionate, affettati in vaschetta, carne e pesce conservati in vaschette di polistirolo e coperti con la pellicola, lattine di ogni tipo). Prediligete yogurt e legumi in barattoli di vetro. 
Visto quanta plastica potreste risparmiare alla vostra salute e a quella dell'ambiente?

Se volete saperne di più su #SaveHumansThursday, un progetto creato da me e dalla collega e amica dott.ssa Livia Galletti, troverete tutte le informazioni qui.

Seguite gli aggiornamenti sulle nostre pagine Facebook dott.ssa Francesca De Filippis e dott.ssa Livia Galletti.Vi aspettiamo giovedì prossimo! 



Bibliografia




  • Patricia A, Hunt Sheela Sathyanarayana, Fowler PA, Trasande L - Female Reproductive Disorders, Diseases, and Costs of Exposure to Endocrine Disrupting Chemicals in the European UnionThe Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism,  2016, 101(4): 1562-1570
  • Rochester JR, Bolden AL - Bisphenol S and F: a systematic review and comparison of the hormonal activity of bisphenol A substitutes - Environ Health Perspect, 2015123:643–650; http://dx.doi.org/10.1289/ehp.1408989
  • GESAMP - Sources, fate and effects of microplastics in the marine environment: part two of a global assessment - (Kershaw PJ and Rochman CM eds). (IMO/FAO/UNESCO-IOC/UNIDO/WMO/IAEA/UN/UNEP/UNDP Joint Group of Experts on the Scientific Aspects of Marine Environmental Protection). Rep. Stud. GESAMP No. 93, 220 p.





mercoledì 9 maggio 2018

Le ricette antispreco: torta di pane raffermo e cioccolato. Settimana 21 #SaveHumansThursday



In Italia ogni giorno vengono buttati circa 1.300.000 kg di pane che comportano l'emissione di circa 355.875 tonnellate di CO2 equivalente all'anno. Le stesse emissioni prodotte da un'auto di media cilindrata alimentata a benzina per percorrere la circonferenza della Terra per ben 67.000 volte. Sono numerosissimi, anche nella tradizione, i piatti nati per recuperare gli alimenti non più freschissimi, ma ancora perfetti per poter essere consumati. Avevate mai pensato di realizzare un dolce per la prima colazione utilizzando del pane raffermo?






Quante volte vi siete trovati ad aprire la dispensa ed interrogarvi sul destino dei vari pezzetti di pane acquistato qualche giorno prima? Gettarli è un vero peccato, ma nessuno in casa vuole più mangiarli, prediligendo il pane fresco. In molti rinunciano a comprare pane, proprio per evitare sprechi.

Difficile dargli torto: a livello globale, ogni anno, 1/3 del cibo viene perduto. Per il progetto SaveHumansThursday abbiamo parlato dei numeri dello spreco in questo articolo.

Secondo i dati dell'Osservatorio Waste Watcher (2016) finiscono in pattumiera il 68% delle confezioni già aperte di verdura, il 31 % della frutta, il 30% dell'insalata e il 17% del pane. Ogni famiglia butta 600 g di cibo al giorno, per un valore di 7 euro, ovvero 2500 euro l'anno (il più delle volte per non aver calcolato correttamente ciò che era necessario acquistare). L'UE getta 90 milioni di tonnellate di cibo e in Italia lo spreco domestico vale 8,4 miliardi di euro l'anno (il 35% dei quali dovuti a sprechi nella distribuzione, nelle case e nella ristorazione). 

Inoltre lo spreco contribuisce al riscaldamento globale. Per produrre e distribuire questi alimenti, infatti, vengono emessi - inutilmente - gas serra







Il pane è ritenuto un alimento a basso impatto ambientale. La Carbon Footprint di 1 kg pane, ovvero la quantità dei diversi gas serra emessi lungo l'intera filiera produttiva dal campo alla tavola, è di circa 750 g di CO2 equivalente. In Italia ogni giorno vengono buttati circa 1.300.000 kg di pane, pari a 475.500.00 kg l'anno, che comportano l'emissione di circa 355.875 tonnellate di CO2 equivalente all'anno. Le stesse emissioni prodotte da un'auto di media cilindrata alimentata a benzina per percorrere la circonferenza della Terra per ben 67.000 volte. Emissioni inutili, lo ripeto, poiché non vengono utilizzate per nutrire nessuno.

E' necessario nei prossimi 20 anni ridurre del 40% le emissioni di gas serra pro-capite. Un buon punto di partenza per questo ambizioso, quanto necessario, obbiettivo potrebbe essere la gestione della dispensa. 

Sono numerosissimi i piatti, soprattutto tradizionali, nati per recuperare gli alimenti non più freschissimi, ma ancora perfetti per poter essere consumati.

Avevate mai pensato di realizzare un dolce per la prima colazione utilizzando del pane raffermo?

Ecco la ricetta che ho utilizzato per preparare questo ottimo dolce:



  • 300 g di pane raffermo (nel mio caso integrale);
  • 500 - 600 ml di latte di mandorla senza zuccheri aggiunti, dipende dal pane (ma è possibile utilizzare anche altre bevande vegetali o latte vaccino);
  • 3 cucchiai di miele (nel mio caso millefiori);
  • 1 uovo di galline ruspanti;
  • 2 cucchiai di cacao amaro in polvere;
  • scorza grattugiata di 1 limone non trattato;
  • 1 cucchiaio di rum;
  • un pugno di mandorle dolci tritate (andranno benissimo anche nocciole, pinoli, pistacchi o anacardi).
Per la glassa di cioccolato:
  • 100 g di cioccolato fondente all'85 o al 90%
  • 50 ml di latte di mandorla senza zuccheri aggiunti
  • cocco rapè per guarnire. 



Ammorbidire il pane raffermo nel latte di mandorla intiepidito e successivamente sbriciolarlo. Io ho utilizzato il mixer. Successivamente aggiungere gli altri ingredienti mescolando fino ad ottenere un impasto omogeneo e asciutto. Versare l'impasto in uno stampo imburrato e cuocere in forno per 40 - 50 minuti a 180 °C. Mentre la torta si raffredda preparare la glassa sciogliendo a bagnomaria il cioccolato nel latte, usatela poi per farcire il dolce. Infine guarnire con cocco rapè.

Il risultato è un dolce a basso impatto glicemico, ricco di fibra (se il pane è integrale), zinco, selenio e polifenoli. Povero di zuccheri semplici. Secondo recenti studi un consumo di 2 quadratini di cioccolato fondente al giorno ha un effetto positivo sulla pressione, contribuisce a regolare i livelli di colesterolo nel sangue e migliora l'elasticità dei vasi. Tali vantaggi sembrano dovuti all'azione sinergica di quercetina, catechine, procianidine e teobromina, un alcaloide che deriva dalla caffeina. 

Se volete saperne di più su #SaveHumansThursday, un progetto creato da me e dalla collega e amica dott.ssa Livia Galletti, troverete tutte le informazioni qui.

Seguite gli aggiornamenti sulle nostre pagine Facebook dott.ssa Francesca De Filippis e dott.ssa Livia Galletti.Vi aspettiamo giovedì prossimo! 






Bibliografia



     


giovedì 3 maggio 2018

L'inquinamento del suolo. Settimana 20 #SaveHumansThursday

Per la #settimana20 di #SaveHumansThursday impariamo qualcosa di più in merito al #suolo, così poco
considerato nella nostra vita di tutti i giorni, ma così fondamentale per il benessere del pianeta Terra e di quello di tutti noi.

Ecco il link all'articolo