giovedì 24 novembre 2016

Alimentazione nella donna: ciclo mestruale, appetito e dimagrimento


Le fluttuazioni ormonali che avvengono durante il ciclo mestruale influenzano l'appetito. Alcuni ricercatori dell'Università di Copenaghen hanno proposto un'alimentazione armonizzata con tali fluttuazioni e indagato sui suoi effetti sul dimagrimento. 



Lo si sapeva già da tempo. Noi donne intendo. E a dirla tutta lo dice anche la scienza, già da un po'. Le fluttuazioni ormonali che avvengono durante il ciclo mestruale influenzano l'appetito. Per cui se nei giorni che precedono le mestruazioni vi sentite attanagliate da una fame atavica - e di conseguenza la tavoletta di cioccolato nella dispensa non è più al sicuro - niente paura: esiste una spiegazione. Ma attenzione a non generalizzare! I meccanismi che regolano la ricerca del cibo e che possono portare ad eccessi sono molti. Su Ecobriciole se ne è parlato in questo articolo dedicato al dieting.

Il ciclo mestruale dura generalmente 28 giorni e può essere suddiviso in tre fasi:

  • Fase mestruale (primi 4 giorni del ciclo);
  • Fase follicolare che dura fino all'ovulazione (dal 5° al 15° giorno). Durante tale fase c'è un picco di estrogeni nel sangue, che precede l'ovulazione;
  • Fase luteinica (dal 16° al 28°). A metà di tale fase c'è un picco di progesterone nel sangue.





La stragrande maggioranza degli studi dedicati alla relazione tra abitudini alimentari e ciclo mestruale ha evidenziato che le donne tendono a mangiare di più nella fase luteinica, che precede le mestruazioni. Questa tendenza non è stata osservata in donne che fanno uso di contraccettivi orali o in presenza di cicli anovulatori. Nella maggior parte dei casi il momento dell'ovulazione rappresenta invece quello in cui la richiesta di cibo è minore.
E non è finita. Non è solo il comportamento alimentare a cambiare. Sembrerebbe che, dopo l'ovulazione, le richieste energetiche dell'organismo siano lievemente superiori. E allora un pezzetto di cioccolata fondente o del nostro dolce preferito, magari a merenda, non sono poi la fine del mondo!





Gli effetti delle fluttuazioni ormonali influenzano il comportamento alimentare.
Ma è vero anche il contrario. Ovvero un'alimentazione lontana dalle necessità fisiologiche dell'organismo può avere un impatto sugli ormoni e, in alcuni casi, contribuire alle irregolarità nel ciclo mestruale e all'infertilità.



Le donne possono incontrare maggiori difficoltà rispetto agli uomini quando intraprendono un programma di dimagrimento. Questo potrebbe essere dovuto alle variazioni che avvengono a carico del metabolismo basale e della regolazione dell'appetito: nelle donne la secrezione degli ormoni riproduttivi controlla il ciclo mestruale e influenza apporto energetico, spesa energetica e stoccaggio delle risorse, mentre il corpo si prepara ogni mese per una gravidanza.
Quali sono le ipotesi avanzate dai ricercatori?

Sono probabilmente gli estrogeni ad avere un ruolo nella riduzione dell'appetito e dunque dell'apporto energetico durante la fase follicolare. O, probabilmente, l'aumento dell'appetito nella fase che precede le mestruazioni dipende dall'effetto combinato della diminuzione dei livelli plasmatici di estrogeni e di aumento di quelli di progesterone. Il progesterone, infatti, promuove l'immagazzinamento dei grassi, inducendo un abbassamento della concentrazione plasmatica di trigliceridi e un probabile concomitante desiderio di cibi che ne sono ricchi. I cambiamenti nella regolazione dell'appetito, che si verificano durante il ciclo mestruale, potrebbero inoltre essere correlati all'omeostasi del glucosio o all'interazione tra ormoni sessuali e ormoni che partecipano ai complessi meccanismi di regolazione della fame e della sazietà (ad esempio grelina e leptina).



Ma c'è una novità! Alcuni studiosi dell'Unità di Ricerca in Nutrizione Clinica dell'Università di Copenaghen hanno recentemente tentato di sfruttare le conoscenze sulla fisiologia di ciascuna fase del ciclo mestruale e sulla loro relazione con la spesa energetica e il comportamento alimentare. Per lo studio, della durata di 6 mesi, sono state reclutate 60 donne in sovrappeso e in buono stato di salute. A 30 di esse è stata proposta la “Menstralean Diet” associata ad uno specifico programma di allenamento. I profili nutrizionali proposti sono stati pensati in modo che apporto energetico e composizione in macronutrienti fossero armonizzati con le 3 diverse fasi del ciclo mestruale e con le variazioni a carico delle preferenze alimentari e della spesa energetica. Nella fase luteinica (quella che precede le mestruazioni) è stata data maggiore rilevanza agli alimenti maggiormente ricchi di grassi di buona qualità e proteine, in quanto maggiormente sazianti. Al fine di soddisfare il desiderio di particolari cibi, ad esempio dei dolci, che spesso viene percepito prima delle mestruazioni, è stata suggerita anche della cioccolata fondente. Ma attenzione: nessun nutriente è stato escluso in nessun momento della sperimentazione. Si tratta solo di modulazioni nelle dosi e nelle frequenze di consumo dei vari alimenti.



Cosa è accaduto? Ebbene i risultati sono davvero incoraggianti!

Le donne che hanno aderito per l'intero periodo di sperimentazione alla Menstralean Diet hanno beneficiato di un calo ponderale quasi doppio rispetto alle 30 donne cui è stata proposta una dieta ipocalorica bilanciata (secondo le linee guida nazionali danesi).

In conclusione, questo rappresenta il primo trial clinico che esamina gli effetti di una periodizzazione dell'alimentazione e dell'allenamento sulla base delle oscillazioni ormonali che avvengono durante il ciclo mestruale. Per quanto preliminare e probabilmente non di semplicissima attuazione nella vita di ogni giorno, la proposta è suggestiva. Se confermata da ulteriori studi "la periodizzazione" dell'alimentazione potrebbe risultare un ulteriore strumento di aiuto per le donne. 





Bibliografia:


  • NRW Geiker, C Ritz, SD Pedersen, TM Larsen, JO Hill and A Astrup - A weight-loss program adapted to the menstrual cycle increases weight loss in healthy, overweight, premenopausal women: a 6-mo randomized controlled trial - Am J Clin Nutr, 2016; 104(1):15-20 
  • L Davidsen, B Vistisen and A Astrup - Impact of the menstrual cycle on determinants of energy balance: a putative role in weight loss attempts - International Journal of Obesity , 2007; 31: 1777–1785
  • L Dye and JE Blundell - Menstrual cycle and appetite control: implications for weight regulation - Human Reproduction, 1997; 12 (6): 1142–1151




domenica 13 novembre 2016

Pillole di Nutraceutica: il golden milk e la curcuma. Una spezia alla ribalta







Golden cosa? Latte! O meglio latte dorato. Si tratta di una bevanda a base di latte (vaccino o vegetale) e curcuma, spezia cara a quanti praticano yoga e utilizzata dalla medicina ayurvedica.

Il web pullula di contenuti che attribuiscono alla curcuma molteplici proprietà salutistiche.
Quanto c'è di vero? O meglio cosa è possibile affermare basandosi sugli studi scientifici attualmente pubblicati?






By H. Zell (Own work)



La curcuma, alias Curcuma longa, pianta appartenente alla famiglia delle Zingiberacee e originaria dell'Asia sud-orientale, viene impiegata come spezia soprattutto nella cucina indiana, mediorientale e di altre aree dell'Asia. La spezia si ricava dal rizoma della pianta, un fusto modificato sotterraneo con funzioni di riserva energetica e dalla caratteristica colorazione giallo-arancio, che viene cotto, essiccato e successivamente macinato. Da buon organo di riserva il rizoma è ricco di amido, ma anche di altri macro e micro nutrienti, caratteristiche tuttavia irrilevanti viste le modiche dosi di utilizzo di una spezia. La curcuma deve piuttosto le attuali luci della ribalta al suo contenuto di un composto polifenolico: la curcumina.



Questa molecola agisce su numerosi bersagli molecolari e vie di trasduzione del segnale nelle cellule. Possiede attività antiossidante, antinfiammatoria, antiaterosclerotica, antiaging, antimicrobica, modulatrice del metabolismo degli zuccheri, chemopreventiva e in alcuni casi chemosensibilizzante. Il fatto è che tutti gli studi preclinici e clinici sono stati condotti sulla molecola, la curcumina, e non sulla curcuma utilizzata come alimento. E questa, come vedremo, rappresenta una differenza sostanziale.







La curcuma (che è presente anche nel curry) può essere utilizzata in cucina per insaporire ad esempio piatti a base di pesce, verdura o legumi. 
E se invece volessimo utilizzarla a colazione o per un gradevole e caldo spuntino? In tal caso avremmo decisamente bisogno della ricetta del latte dorato!







Lo chef Michele Leo, che il lettori hanno già conosciuto in questo articolo, ha messo ancora una volta la sua cucina a disposizione di Ecobriciole.  E così, mentre preparavamo alcune sorprese di cui vi parlerò a breve, ci siamo concessi una pausa con il golden milk.  Vi lascio solo un indizio: presto entreremo nelle vostre cucine con moltissime idee pensate per voi e per i vostri amici a quattro zampe. Per cui - come sempre - restate connessi!







Cosa ci occorre?

Per preparare la pasta di curcuma:
acqua circa 120 ml
curcuma 60 g

Per preparare una tazza di golden milk:
latte di cocco 1 tazza (o latte di mandorle, di riso o vaccino)
1 cucchiaino di pasta di curcuma
1 cucchiaino di olio extravergine di oliva
1 cucchiaino di miele
1/2 cucchiaino di cannella
1 pizzico di pepe nero macinato







Prima di tutto è necessario preparare la pasta di curcuma. E' sufficiente mescolare acqua e curcuma con l'aiuto di una frusta  e scaldare il composto a fuoco basso per pochi minuti (3 o poco più). Bisognerà continuare a mescolare fino al raggiungimento della giusta consistenza (deve essere piuttosto denso). La pasta di curcuma, posta in un barattolino di vetro, potrà essere conservata in frigorifero per circa 2 o 3 settimane.













A questo punto siamo pronti per preparare il latte e... per imbatterci nei primi problemi. Ebbene si, l'utilità della curcumina è fortemente ostacolata dal fatto di non essere solubile in acqua e dalla bassa biodisponibilità. Quest'ultima può essere aumentata attraverso l'aggiunta di grassi, nel nostro caso quelli contenuti nell'olio extravergine di oliva e nel latte di cocco.









E come la mettiamo con i grassi saturi presenti nel latte di cocco? La maggior parte dei grassi contenuti nella polpa della noce di cocco è costituita da acidi grassi saturi a catena media (i grassi vengono distinti anche sulla base della lunghezza della molecola). Tale tipologia di grassi saturi è unica in quanto queste molecole sono facilmente digerite, assorbite e successivamente metabolizzate dal fegato, possono inoltre essere convertite in chetoni. I corpi chetonici sono un'importante fonte di energia alternativa per il cervello e possono, secondo alcuni studi, essere utili in presenza di deficit della memoria, come nella malattia di Alzheimer. Ad oggi il ruolo giocato dagli acidi grassi a catena media nelle dislipidemie, nell'aterosclerosi e dunque nella salute cardiovascolare è controverso. Il latte di cocco, probabilmente anche grazie al suo contenuto di fibra, arginina e polifenoli, sembrerebbe avere un effetto positivo sul metabolismo del glucosio ed è stato associato con la diminuzione del colesterolo LDL e l'aumento del colesterolo HDL. Per confermare tali osservazioni saranno tuttavia necessari ulteriori studi.









Per poter preparare il golden milk è necessario mescolare il latte di cocco con un cucchiaino di pasta di curcuma e lasciare intiepidire il composto a fuoco basso (intiepidire eh... non bollire!). Il latte di cocco assumerà un colore brillante e caldo.














Si aggiungono poi un cucchiaino di olio extravergine di oliva, mezzo cucchiaino di cannella in polvere e un cucchiaino di miele (nel nostro caso gentilmente prodotto dalle amatissime api della mia amica Roberta).














La cannella può contribuire ad abbassare i livelli di glucosio, colesterolo e trigliceridi nel sangue. Tali effetti sono probabilmente da attribuirsi all'azione della cinnamaldeide, ma si indaga anche su altri composti bioattivi come eugenolo, catechine e epicatechine. Il contenuto di cumarina (presente nella maggior parte delle varietà di cannella) può tuttavia interferire con i farmaci anticoagulanti. Questa spezia possiede inoltre proprietà antimicrobiche e antinfiammatorie, agendo pertanto in maniera sinergica con la curcuma.











E infine l'ultimo tocco... prima di spegnere il fornello una spolverata di pepe nero macinato. La piperina contenuta nel pepe nero aumenta di circa il 2000 % la biodisponibilità della curcumina.




Il golden milk è pronto! Lo abbiamo provato per voi ed il sapore è stato davvero una gradevole sorpresa.

Sono numerosissimi gli studi effettuati sulle molteplici proprietà preventive e terapeutiche della curcumina, che viene pertanto definita da alcuni come un principio attivo polivalente. La curcumina possiede attività antiossidante ed è inoltre in grado di modulare la trascrizione e l'attività di numerose molecole coinvolte nelle vie di trasmissione del segnale cellulare.



Attività antinfiammatoria. Lo stress ossidativo, ovvero la condizione in cui la produzione di radicali liberi supera le possibilità di neutralizzazione da parte dei sistemi antiossidanti endogeni, caratterizza il processo di invecchiamento ed è correlato con uno stato di infiammazione cronica riscontrato in numerose patologie (ed esempio quelle cardiovascolari, malattie infiammatorie intestinali, obesità, artrite). In sostanza i radicali liberi modulano l'espressione di fattori che giocano un ruolo centrale nella risposta infiammatoria.
La curcumina è in grado di agire direttamente sui radicali liberi e parallelamente potenzia l'attività degli enzimi antiossidanti prodotti dall'organismo. E' inoltre in grado di modulare i processi infiammatori coinvolti nello sviluppo di malattie croniche, agendo sulle vie di amplificazione della risposta infiammatoria (ad esempio inibendo citochine proinfiammatorie ed enzimi infiammatori come le ciclossigenasi 2).

Obesità e disturbi metabolici.  L'azione antiossidante e immunomodulatoria della curcuma sembrerebbe avere effetti positivi sullo stress ossidativo caratteristico dell'obesità. Inoltre alcuni studi clinici hanno mostrato un miglioramento nella funzione endoteliale e nei livelli di glucosio, colesterolo LDL e trigliceridi nel sangue.

Attività antitumorale.  Studi preclinici (in vitro e su modelli animali) hanno mostrato come la curcumina promuova la morte delle cellule tumorali per un effetto pro-apoptotico, inibisca la formazione di nuovi vasi sanguigni necessari ad alimentarle e la trasformazione delle cellule sane in cellule tumorali. I trials clinici condotti (ovvero studi clinici condotti su uomo), per quanto ancora preliminari, hanno sostanzialmente confermato tali attività.

Malattie neurodegenerative.  Molti studi hanno dimostrato la stretta correlazione tra patologie neurodegenerative come l'Alzheimer e l'aumento del danno ossidativo delle cellule. La curcumina, grazie alle proprietà antiossidante e antinfiammatoria, ha mostrato di avere proprietà neuroprotettive.


Qualche riflessione

Le premesse sono davvero promettenti. Parlo di premesse perché, nonostante le numerose evidenze in vitro e in vivo e nonostante studi clinici (spesso in fase iniziale) suggeriscano che la curcumina possa essere utilizzata nella prevenzione e trattamento di molte patologie, sono ancora necessarie ulteriori ricerche.
Questo principio attivo non è stato ancora approvato come farmaco: le maggiori limitazioni al suo impiego risiedono nella biodisponibilità molto bassa e nel rapido metabolismo.

Inoltre la stragrande maggioranza degli studi è incentrata sulla somministrazione del principio attivo (la curcumina), attraverso estratti o comunque formulazioni, e non sull'uso della spezia nella normale alimentazione. La differenza è sostanziale: si parla di dosaggi che vanno dai 500 mg agli 8 g.

Quantità inimmaginabili se pensiamo alla curcumina che è possibile ottenere da un normale consumo della spezia in cucina. Il contenuto di curcumina nella curcuma è mediamente del 3 % (vuol dire che in 2 g di spezia sono contenuti all'incirca 60 mg di curcumina).

In generale, il consumo di curcumina è considerato sicuro fino a dosi di 8 g al giorno. Può tuttavia interagire con farmaci anticoagulanti o con alcuni chemioterapici (in alcuni casi inibendone ed in altri potenziandone l'azione). E' dunque buona norma consultarsi col medico. Va inoltre posta attenzione in caso di litiasi biliare.

Sia lo JECFA (il comitato misto FAO/OMS di esperti sugli additivi alimentari) sia l'EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) hanno stabilito un ADI (ossia una dose giornaliera accettabile) di 3 mg/kg/giorno (180 mg per una donna di 60 kg e 210 mg per un uomo di 70 kg). Dose difficilmente raggiunta dalla media dei consumatori. La dose giornaliera accettabile è la stima della quantità di un additivo alimentare, riferita al peso corporeo, che può essere ingerita giornalmente per tutta la vita senza rischi significativi per la salute. La curcumina è infatti utilizzata come colorante dall'industria alimentare e la sua sigla è E100.

By Simon A. Eugster (Own work)

Dunque la cautela è d'obbligo. L'uso della spezia in cucina è certamente interessante per via dei suoi potenziali effetti preventivi. Non va però intesa, come spesso ho avuto occasione di osservare, come una panacea contro tutti i mali o come una sostanza miracolosa.

E soprattutto non vie è curcuma che tenga se non è l'alimentazione nel suo complesso ad avere un effetto preventivo. E' infatti l'azione sinergica di tutte le molecole attive, presenti in un'alimentazione adeguata, ad avere un reale effetto positivo sul benessere umano.

Stanti così le cose vale comunque la pena utilizzare la curcuma in cucina?

Alcuni studiosi dello IEO (Istituto Europeo di Oncologia) l'hanno inclusa tra i Longevity Smartfood, ipotizzando che alcune sostanze bioattive in essa contenute possano influenzare le vie genetiche della longevità nello stesso modo in cui agisce la restrizione calorica, attraverso l'attivazione dei geni in grado di aumentare la sopravvivenza delle cellule. Le molecole mimetiche del digiuno, tra le quali è stata inclusa anche la curcumina, ingannano il DNA, dando il via a un cascata di eventi molecolari che inibiscono Tor, un gene che se attivo fa crescere e proliferare le cellule.

Come concludono i ricercatori, in attesa che questa ipotesi venga speriamo confermata, vale certamente la pena non far mancare la curcuma dalla nostra tavola. Mal che vada godremmo comunque dei suoi molteplici aspetti benefici sulla salute!




        Bibliografia

  • BB Aggarwal - Targeting Inflammation-Induced Obesity and Metabolic Diseases by Curcumin and Other Nutraceuticals -  Annu Rev Nutr, 2010; 30: 173-199
  • RF Tayemm, DD Heath, WK Al-Delaimy, CL Rock - Curcumin content of turmeric and curry powders - Nutr Cancer, 2006; 55(2):126-31
  • Jie Zheng, Yue Zhou, Ya Li, Dong-Ping Xu , Sha Li  and Hua-Bin Li - Spices for Prevention and Treatment of Cancers - Nutrients, 2016; 8:495 
  • WMADB Fernando, IJ Martins, KG Goozee, CS Brennan, V Jayasena and RN Martins - The role of dietary coconut for the prevention and treatment of Alzheimer’s disease: potential mechanisms of action - British Journal of Nutrition, 2015; 114: 1–14
  • AB Kunnumakkara, D Bordoloi, G Padmavathi, J Monisha, NK Roy, S Prasad and BB Aggarwal - Curcumin, the golden nutraceutical: multitargeting for multiple chronic diseases - British Journal of Pharmacology, august 2016
  • R Kotecha, A Takami and JL Espinoza - Dietary phytochemicals and cancer chemoprevention: a review of the clinical evidence - Oncotarget, 2016; 7(32): 517-529
  • A Niedzwiecki, MW Roomi, T Kalinovsky and M Rath - Anticancer Efficacy of Polyphenols and Their Combinations - Nutrients, 2016; 8:552
  • AB Medagama - The glycaemic outcomes of Cinnamon, a review of the experimental evidence and clinical trials - Nutrition Journal, 2015; 14:108
  • Xinyan Bi, Joseph Lim, Christiani Jeyakumar Henry - Spices in the management of diabetes mellitus - Food Chemistry, 2017; 217: 281–293
  • Liotta E, Pelicci PG, Titta L - La dieta smart food - Rizzoli ed, 2016
  • EFSA Panel on Food Additives and Nutrients Sources added to Food (ANS) - Scientific Opinion on the re-evaluation of curcumin (E100) as food additive - EFSA Journal, 2010; 8(9)