Alla fine del 2017 la Commissione Europea ha prorogato per altri 5 anni l'autorizzazione al commercio di erbicidi a base di glifosato. Il dibattito è stato acceso e i pareri delle diverse agenzie, preposte al controllo del pericolo e del rischio, discordanti. Cosa sappiamo, ad oggi, riguardo alla possibile cancerogenicità del glifosato, ai suoi effetti sul sistema endocrino e al suo impatto sugli animali e sulla biodiversità delle piante?
Il glifosato è una sostanza attiva impiegata per la sua azione erbicida su colture arboree ed erbacee e gli erbicidi non selettivi a base di glifosato sono utilizzati per controllare le piante infestanti. In sostanza agiscono su tutta la vegetazione spontanea presente sul campo.
Sono i pesticidi maggiormente utilizzati nel mondo ed esistono sotto forma di 750 formulazioni, tra le quali il Roundup della Monsanto, collegato alle sementi geneticamente modificate in grado di resistere a questo diserbante (vietate in Europa). Va specificato che, essendo oramai il brevetto scaduto, sono molte le aziende che producono tali formulazioni anche in Europa.
Persone, piante e animali possono essere esposte in molti modi al glifosato e ai prodotti che lo contengono e tali formulazioni sono 1.000 volte più tossiche del solo principio attivo.
Nel marzo 2015 lo IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro - organismo dell'OMS) ha inserito il glifosato tra i "probabili cancerogeni" e in grado di danneggiare il DNA. Ne abbiamo parlato per #SaveHumansThursday in questo articolo. Dando il via ad un acceso dibattito, a suon di pareri e pubblicazioni scientifiche, tra le varie agenzie preposte alla valutazione del pericolo e del rischio (tra cui EFSA - Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare- che ritiene improbabile che la sostanza rappresenti una minaccia di cancro per l'uomo), la società civile e il mondo politico culminato il 27 novembre del 2017 con una scelta della Commissione Europea. In questa data la Commissione Europea, che doveva decidere riguardo alla proroga dell'autorizzazione al glifosato, l'ha rinnovata per altri 5 anni.
Ma siamo ben lungi da qualsiasi conclusione. Gli studi scientifici disponibili ad oggi, su cui si basano i pareri contrastanti delle agenzie e le conseguenti scelte politiche, sono lontani dal poter essere considerati esaustivi.
By USGS |
Il glifosato è usato in maniera massiva soprattutto nei Paesi in cui è permessa la coltivazione di piante OGM resistenti alla molecola, come Stati Uniti, Brasile e Argentina. In questo caso i campi sono irrorati anche dopo la semina. In Europa, dove le piante OGM sono vietate, è tuttavia consentita l'importazione dei prodotti che ne derivano ed è dunque possibile consumare carni di animali nutriti con farine di soia e orzo OGM, entrate in contatto col glifosato anche dopo la semina. Negli ultimi 20 anni la superficie coltivata a soia OGM è passata da zero a 90 milioni di ettari a livello globale, 22 milioni dei quali si trovano in Argentina. Proprio in Argentina, nel 2014, alcuni ricercatori hanno rilevato un'incidenza di cancro 3 volte superiore alla media nazionale nel villaggio di Monte Maiz, nel cuore delle piantagioni di soia. Nello stesso villaggio i bambini nati con malformazioni, secondo i dati rilevati, sono il doppio rispetto al resto del paese. Ma, va detto, non esistono studi approfonditi che dimostrino il nesso causa-effetto tra l'uso del glifosato e tali sofferenze nella popolazione.
E' il glifosato a far ammalare gli abitanti del villaggio di Monte Maiz o il responsabile di malattie e aumento della mortalità in alcuni allevamenti di bovini tedeschi nutriti con soia OGM importata da questi paesi (qui l'inchiesta sul caso dell'allevatore Sven Krey)?
Cosa possiamo sapere, riguardo agli effetti del glifosato su uomo e ambiente, consultando la letteratura scientifica ad oggi disponibile?
Glifosato : gli effetti sull'uomo.
cancerogeno". Va detto che le evidenze su uomo sono al momento limitate, ma esiste il pericolo che l'esposizione a tale erbicida possa provocare il linfoma non-Hodgkin. Tale affermazione, che necessita senz'altro di ulteriori studi, è suffragata, al momento, da alcune indagini epidemiologiche condotte in USA, Canada e Svezia. Inoltre esistono alcune evidenze che il glifosato causi il cancro in animali da laboratorio e danni al DNA umano. E i danni al DNA possono portare al cancro.
In particolare 3 studi hanno dimostrato un leggero aumento del rischio di sviluppare tumori del sistema linfatico negli agricoltori e nei braccianti esposti al diserbante ad esempio in Colombia, dove il glifosato è stato utilizzato più volte per distruggere le estese piantagioni di coca. In queste zone sono state rilevate alterazioni genetiche delle cellule ematiche degli abitanti, danni che potrebbero essere l'origine di un tumore.
E veniamo ai dati ricavati da modelli animali. In studi prolungati su animali nutriti con mangimi contenenti glifosato, i topi hanno sviluppato un tumore ai reni (con una probabilità di 1 su 1000 che tale tumore non sia stato provocato dal glifosato). Il tumore ai reni sviluppato è infatti molto raro, in genere, nei topi. Nel corso di un altro studio i topi hanno sviluppato un tumore altrettanto maligno e raro. Sono due esperimenti indipendenti, questo è un dato molto importante poiché rappresenta uno dei criteri dello IARC. Per questo alla domanda - Il glifosato favorisce lo sviluppo tumori?- i ricercatori rispondono - Probabilmente si -
Ma questo non dice nulla rispetto alle probabilità che la malattia insorga davvero. Dunque non disponiamo, per il momento, di dati che ci parlino dell'intensità, del periodo di esposizione e della quantità di glifosato necessario perché un probabile effetto sia possibile. Sono i dati quantitativi che mancano e sui quali molti gruppi di ricerca nel mondo stanno lavorando. Non è un aspetto di poco conto, poiché è quello necessario alle agenzie per quantificare il rischio e permettere ai governi di prendere provvedimenti in merito.
Inoltre il glifosato è una sostanza sospettata di essere un interferente endocrino, ovvero una sostanza in grado di interferire col normale funzionamento del sistema ormonale. Gli interferenti endocrini ad oggi conosciuti sono implicati nello sviluppo di obesità, diabete, difetti nello sviluppo dell'apparato riproduttore, tumori, endometriosi e infertilità. Se tale ipotesi fosse confermata dalle doverose indagini, il discorso sin qui fatto sui livelli di esposizione e sulle dosi perderebbe di significato. Gli interferenti endocrini, infatti, agiscono a piccole concentrazioni. Sono pertanto sostanze per le quali non esiste una soglia di sicurezza.
I risultati dello studio pilota condotto su topi, che ha comportato l'esposizione per 3 mesi al glifosato, mostrano che gli erbicidi contenenti glifosato, anche quando somministrati a dosi attualmente considerate sicure dall'EPA (United States Environmental Protection Agency), sono in grado di provocare alterazioni del microbioma intestinale e del sistema endocrino, difetti dello sviluppo e lesioni patologiche agli organi bersaglio.
Ma lo studio pilota non può essere considerato esaustivo e non può chiarire le incertezze sulla cancerogenicità. Bisognerà pertanto aspettare i 5 anni necessari per avere i risultati dello studio a lungo termine per ottenere qualche dato in più.
Glifosato: effetti su ambiente e animali
by Ruben Alexander |
In Italia è consentito l'uso di glifosato solo prima della semina, ma dopo l'applicazione può percolare nelle acque. Inoltre questa molecola è mediamente persistente nel suolo, cioè il tempo necessario perché la sua quantità si dimezzi è di 180 giorni. Il suo metabolita AMPA richiede 240 giorni. Dunque anche se i futuri studi dimostrassero che l'entità di residui presenti negli alimenti non sono preoccupanti per la salute umana, il danno ambientale resterebbe comunque. Il monitoraggio della presenza di glifosato nelle acque al momento è effettuato solo in Lombardia e in Toscana. Secondo il rapporto nazionale riguardante i pesticidi nelle acque di ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) le sostanze che più spesso hanno determinato il superamento della soglia di legge nelle acque superficiali sono il glifosato e il suo metabolita AMPA (in più del 50% dei casi).
Gli effetti ad oggi noti:
- perdita di biodiversità delle piante, incluse quelle non infestanti e la maggior parte delle specie acquatiche;
- perdita di biodiversità del suolo (batteri, funghi, ecc) con ripercussioni negative sulla funzionalità dell’ecosistema;
- effetti sugli insetti. Per quanto riguarda le api la presenza di glifosato nei bacini idrici e nei fiori spontanei e coltivati potrebbe essere alla base del Colony Collapse Disorder. Ovvero la morte improvvisa dell'intera colonia;
- effetti genotossici (danni al DNA), neurotossici e danni all'apparato digerente dei pesci per esposizioni a concentrazioni ambientali;
- effetti su anfibi, uccelli e mammiferi. Diversi studi suggeriscono che dosi molto più basse di quelle utilizzate in agricoltura sono in grado di determinare malformazioni nei girini di rana, mentre studi pluriennali in rimboschimenti di Abete rosso nel Maine (USA) irrorati con Glifosate hanno mostrato una diminuzione del 36% della densità totale di uccelli, soprattutto di specie insettivore. Il glifosato sembrerebbe, inoltre, causare danni al microbioma con conseguente crescita eccessiva dei ceppi patogeni. In tal senso sono disponibili dati per bovini e suini alimentati con soia e mais OGM (di provenienza non europea) e dunque maggiormente esposti al glifosato: infiammazioni intestinali nei suini e possibile aumento del rischio di infezione da Clostridium botulinum nei bovini allevati in Germania negli ultimi 10 anni.
Esistono alternative al glifosato?
Nella frutticoltura e nell'orticoltura c'è chi sceglie di ricorrere alla pacciamatura (copertura con teli anche in materiali biodegradabili o naturali come la paglia), la zappettatura e il pirodiserbo (l'eliminazioni delle piante infestanti tramite il caldo o il fuoco). Ma è evidente che la scelta di queste tecniche, utilizzate principalmente nell'agricoltura biologica e integrata, comporta un aumento dei costi di produzione e di manodopera.
Nella cerealicoltura, invece, queste alternative non sono al momento utilizzabili e le uniche possibilità sarebbero la lavorazione del terreno, l'eliminazione meccanica delle erbe infestanti e la rotazione delle colture. Diserbanti altrettanto efficaci, per ora, non ce ne sono.
D'altronde, per lo meno in Italia, le cose stanno migliorando. Secondo i dati Istat pubblicati nel 2015, i prodotti fitosanitari usati per scopi agricoli sono diminuiti del 45% tra il 2002 e il 2013.
Il vero problema che emerge dal caso del glifosato è nel sistema che abbiamo di produrre e consumare, ovvero massimizzare la produzione con l'obbiettivo di ridurre i costi e migliorare i sempre più ridotti guadagni. Questo sistema, a prescindere dal glifosato, non è sostenibile in termini ambientali. La domanda che tutti dovremmo porci, laddove in futuro il glifosato fosse vietato, è: siamo pronti a rivedere interamente il modo che abbiamo di consumare il cibo, evitare gli enormi sprechi a cui ci siamo assuefatti e rinunciare alla possibilità di reperire continuamente qualsiasi tipo di prodotto? Perché alternative, in assenza di fitofarmaci, non ce ne sarebbero.
Seguite gli aggiornamenti sulle nostre pagine Facebook dott.ssa Francesca De Filippis e dott.ssa Livia Galletti. Vi aspettiamo giovedì prossimo!
Se volete saperne di più su #SaveHumansThursday, un progetto creato da me e dalla collega e amica dott.ssa Livia Galletti, troverete tutte le informazioni qui.
Bibliografia
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